mercoledì 25 settembre 2013

LIKE: SUSHI

C'erano una volta e ci sono ancora le lasagne, le parmigiane, i cannelloni e stop mi fermo qui altrimenti la salivazione aumenta troppo.
Da qualche anno, le posizioni di queste pietanze, ben salde nella classifica de "le cose buone che solo nonna e mamma sanno fare", sono state minacciate dall'arrivo di piccoli rotolini di riso magici, facenti parte della meravigliosa famiglia del SUSHI. 

Ora, il sushi o lo ami o lo odi (e io intrattengo con lui una stupenda relazione da un bel po' di tempo), nel senso che o appena assapori il primo maki (polpettina di riso arrotolata) mille angeli iniziano a cantare in coro e capisci di essere arrivato in paradiso, oppure maledici l'amico che t'ha costretto a provare "quella cosa di riso avvolta in un'alga secca".
Si dice che: "le cose belle della vita o sono immorali o sono illegali o fanno ingrassare", "o sono costose" aggiungo io! 
La suddetta prelibatezza giapponese appartiene sicuramente all'ultima categoria, provate ad andare ad un sushi bar e per poter dire di aver mangiato bene e di sentirvi sazi, il vostro portafoglio dovrà piangere un bel po'.                     
Chi come me non può più farne a meno e sente la necessità di gustarlo almeno una volta alla settimana può fare due cose: o recarsi in banca e accendere un mutuo con causale NECESSITÀ DI NUTRIRSI DI SUSHI oppure può imparare a farselo a casina sua e seguire la ricetta che vi do.

INGREDIENTI

Riso Carnaroli, 1 bicchiere a persona ( in teoria servirebbe il riso apposito per sushi, ma se come me siete sfigati e non avete nella vostra città un Asian market o semplicemente non riuscite a trovarlo va benissimo l'italiano carnaroli)

Aceto di mele o aceto di riso (leggi sopra)

Alghe Nori

Zucchero 

Sale

PRIMO STEP
Lavate il riso con acqua fredda, scolandolo di volta in volta, per almeno una decina di volte, o comunque fino a che non perderà tutto l'amido (ve ne renderete conto dal fatto che l'acqua da bianca diventerà trasparente).

Mettete il riso in una pentola antiaderente e riempitela d'acqua, calcolandone un bicchiere e mezzo, per ogni bicchiere di riso utilizzato. Accendete la fiamma medio-bassa e lasciate cuocere per una ventina di minuti o comunque fino a che il riso non avrà assorbito tutta l'acqua.

Nel frattempo preparate il condimento mettendo a sciogliere in un pentolino per ogni bicchiere di riso
2 cucchiai di aceto, 1 cucchiaino di zucchero e metà cucchiaino di sale, tempo qualche minuto, sarà sciolto.

SECONDO STEP
Dopo che il riso sarà pronto, fatelo raffreddare una decina di minuti e in seguito, mescolandolo, aggiungete il condimento. SE IL RISO VI RISULTERA' APPICCICOSO, NON SPAVENTATEVI, DEVE ESSERE COSI'.

Ora che il vostro riso è bello che pronto, arriva la parte divertente: preparare i maki!
Armatevi di una stuoietta apposita per sushi, è fatta di bambu' e assomiglia ad una tovaglietta da breakfast americana (se non la trovate, va bene anche quella ehheh)


TERZO STEP
Posate l'alga nori sulla stuoia con il lato più ruvido rivolto verso voi stessi e iniziate a stendere il riso su tutta la sua superficie.
ATTENZIONE: per far sì che il riso non si attacchi alle vostre dita tipo effetto Super Attack, preparate una coppetta d'acqua con dentro un po' di sale e prima di prendere il riso, ogni volta, bagnetevi le dita al suo interno.

Al centro di questa "distesa di riso" ponete gli ingredienti che preferite.
Qui c'è da dire qualcosa in merito, io solitamente farcisco il maki in maniera molto "italiana" o con tonno (quello in scatola) mischiato con maionese e/o philadelphia, avocado, surimi o salmone affumicato.
In realtà, il vero sushi va fatto con pesce crudo, ma diciamocelo, è uno sbattimento trovare il pesce buono, congelarlo nella maniera giusta per poterlo mangiare nudo e crudo e quindi personalmente rimedio in questa maniera e vi assicuro che il sapore è da capogiro.

Adesso arriva il momento di girare l'alga aiutandovi con la stuoia e fate il famoso rotolino, tagliatelo tipo a "fettine" da 2 cm circa e TA DAAA le vostre polpettine di riso saranno pronte per finire nel vostro pancino.

Nonne e mamme sicuramente non approveranno e guai e dico guai pensare di sostituire il sacro pranzo della domenica con del riso japan style che per quanto buono possa essere (e vi ripeto che lo è veramente) non potrà mai e poi mai sostituire ciò:

BON APPETIT!

giovedì 19 settembre 2013

DON'T LIKE: ABBIGLIAMENTO DA ESAME

"Gli esami non finiscono mai", così diceva il buon Eduardo De Filippo, sante parole assolutamente!
Ma nessuno ha mai speso due righe in merito all'abbigliamento dei poveri disgraziati che si apprestano ad affrontarne uno!
So che potrà apparire un argomento futile e che in questi casi una persona ha ben altro a cui pensare (tipo copiare, ripetere, copiare, ricordare centinaia di pagine o termini, copiare), ma non fatemene una colpa, se credo che anche l'occhio voglia la sua parte, anzi la vogliono entrambi e che certe cose non si possano proprio reggere!
In realtà, credo ci siano 3 categorie di "Outifit da studente esaminato".
[ Ogni volta che pronuncio o leggo la parola outfit, non so perchè ma la mia mente pensa a lei,  Carla Gozzi ]

Maledetto Real Time

1° caso: LO STUDENTE DA MATRIMONIO.
Sì, è proprio lui/lei, quello che per affrontare l'ira funesta di un un docente, si imbelletta manco dovesse presentarsi alla corte della Regina Elisabetta, esce fuori dall'armadio il completo "buono" o nel peggiore dei casi, compra appositamente degli indumenti.
Il maschio del genere solitamente indossa mocassino scamosciato o stringata la cui punta può servire, nel caso in cui dovesse toppare all'esame, a forare le gomme dell'automobile del prof.
Una camicia inamidata (meglio se a righine) e una giacca che fa tanto "persona seria", sono il biglietto da visita che, secondo loro, sarebbe garanzia del massacrante studio e della loro ferrata cultura, ma che a me personalmente, in sede d'esame, fa solo sorgere tanti dubbi sulla loro identità, del tipo: è un assistente o uno sfigato che sta per essere torturato come me?
( 100 punti in più se porta anche la cartella in pelle professional )
La femmina, invece, approfitta del suddetto giorno, per sfoggiare il tacco 12, che, di regola, prende aria solo in discoteca il sabato sera, pantalone attillato al limite del rischiosissimo "zoccolo di cammello" (per chi non sa a cosa alluda, urge ricerca su internet), camicetta o maglioncino con il classico scollo a V, che permette di intravedere quelle, che a seconda dei casi, sono due colline, due montagne o una bella pianura.
( 100 punti in più, se inforca un paio di occhiali da vista, meglio se non graduati e quindi solo di scena, che danno quel "nonsochè" di intellettuale).

2° caso: LO STUDENTE MENEFREGHISTA.
E' colui che, nelle ore prima dell'esame, già è tanto se riesce a non farsi prendere da una crisi nervosa, o da un attacco di panico e quindi indossa le prime cose che trova nell'armadio, o quelle che è solito avere addosso, rispettando, però, sempre il limite della decenza.
Altre volte invece, è quello  talmente scazzato e beffardo, che non fa differenza tra il vestirsi per un esame o per andare a fare la spesa.
Questa categoria, in realtà è piena di sfumature, ma in generale, rappresenta quelli che non danno nell'occhio, si fanno i fatti loro e, prima della loro chiamata, si mangiano tutte le unghie delle loro mani o si fumano 100 sigarette.

3° caso: LO STUDENTE DISPERATO.
Ancora non ho capito se ci fa o se ci è: se lascia crescere la sua barba in stile Osama Bin Laden appositamente o per inerzia nel caso degli uomini o se "dimentica" intenzionalmente o meno di coprire con il correttore le borse che arrivano a terra, nel caso delle donne.
Diciamocelo, son quelli che vogliono far pena alla commissione, durante l'inverno indossano lo sciarpone per far intendere che sono ammalati, della serie "già è tanto che mi reggo in piedi, quindi sbrigati a mettermi 30" e l'estate si riempiono il viso di cipria o fondotinta per camuffare i primi cenni di abbronzatura.
Insomma, credono ancora che possa funzionare, fossi in loro mi arrenderei.

Adesso starete pensando: hai fatto la classifica degli altri, ma tu in quale categoria sei? 
Credo di essere nella seconda, quella dove penso rientrino buona parte degli studenti: l'ansia mi assale talmente tanto in quel momento, da farmi ignorare quelle poche nozioni di stile che ho, non facendomi quasi distinguere nemmeno i colori o la differenza tra una gonna o un pantalone.
Le uniche cose che so e che mi permetto di consigliarvi per quei giorni temuti sono:
- Indossate maglie, t-shirt, camicie che camuffino l'odioso effetto "ascella pezzata", non dimenticate di usare il deodorante e il vostro professore ringrazierà.
-In caso di esame scritto, uscite fuori pantaloni e jeans hip-hop o stile militare (so che ne avete almeno un paio nel vostro armadio) con ampi tasconi, dove poter imboscare foglietti, biglietti e quant'altro.
-Se vi fa sentire meglio, create un vostro "indumento scarmantico": la maglietta di un concerto che vi è piaciuto particolarmente (astenersi metallari), la camicia vintage della mamma, la collanina dell'amica del cuore, così da farvi sentire più sicuri. Una volta una ragazza mi disse che metteva sempre lo stesso paio di jeans ad ogni esame, prendete esempio (ma non dimenticate di lavarlo!) 

E come si dice in questi casi: "in bocca al lupo", "in culo alla balena", tante belle cose e figli maschi.





domenica 15 settembre 2013

LIKE: MELODY'S ECHO CHAMBER

Prendete un calderone,
buttateci dentro una foto di Jane Birkin, una ciocca di capelli di Kevin Parker (vd. Tame Impala), un cd di Serge Gainsbourg, un pain au chocolat, un pizzico di psichedelia ed avrete lei:
Melody Prochet, cantantessa parigina e polistrumentista, musa e guida dei Melody's echo chamber, gruppo dream-pop / psichedelico attivo dal 2012.

Devo essere sincera, questa band, segnalatami dal mio ragazzo, mi ha subito attirata, in quanto lei pare sia la fidanzata del leader dei Tame Impala, spinta quindi  da una buona dose di curiosità (tipica di noi donne), ho subito ascoltato tutto d'un fiato l'omonimo album e BOOM! Sono rimasta estasiata!
Melody non è la tipica frontgirl messa lì perchè fa scena, è bella e si veste bene, lei ci sa fare veramente: la sua voce riecheggia quella di Jane Birkin, sul palco esprime una classe innata e carismatica, la sua musica è quasi una psichedelia "elegante" e cosa principale, è lei mente e anima del gruppo.
Okay, okay, in merito devo fare una precisazione, il suo primo album non è tutta farina del suo sacco, dato che lo zampino del buon Parker (vd. sempre Tame impala http://it.wikipedia.org/wiki/Tame_Impala) si sente eccome! Ma la signorina non è di certo una novellina, l'incontro galeotto tra i due piccioncini, infatti è avvenuto quando lei, con la sua band precedente i "My Bee's Garden", ha aperto i concerti del tour del 2010 di quello che sarebbe stato il suo futuro ragazzo.

Ulteriore marcia in più? La copertina dell'album è opera di Leif Podhajsky.



Cosa state aspettando allora? 
Inforcate le vostre cuffie e preparatevi a godere.
BON VOYAGE

mercoledì 11 settembre 2013

LIKE/DON'T LIKE: IL KARAOKE

Cos'hanno in comune un giapponese e un napoletano?
No, non è una barzelletta, ma pura realtà, questi due popoli (sì, i napoletani sono una popolazione a parte), così lontani in cultura e tradizioni, sono accomunati da una stessa usanza: IL KARAOKE.
Questo fenomeno musicale, nato negli anni '80 in Giappone, rallegrava timidi e magrolini nipponici e come ogni cosa si è poi diffuso tipo peste bubbonica un po' in tutto il mondo, fino ad arrivare con dieci anni di ritardo in Italia (notare come siamo sempre stati al passo con le novità).
Complice un Fiorello "codinato" e il suo programma televisivo itinerante, l'italiano medio ha smesso di cantare solo per il telefono della doccia di casa sua e ha iniziato ad esibirsi come un gallo cedrone nelle piazze del Bel paese. 


C'è un luogo però dove questo fenomeno ha attecchito maggiormente, affondando le sue radici in profondità e questo posto è il Sud Italia, capitemi, la mia non vuole essere un'affermazione "maroniana" e lungi da me condividere anche minimamente i pensieri del "senatùr" e poi sono Terrona anch'io!
Sarà colpa del sangue caliente o del sole sempiterno che ci dà alla testa, ma qui il karaoke è più diffuso delle madonnine nei cortili (tipiche di queste parti) e mai come quest'estate me ne sono resa conto, non c'è festa, sagra, riunione, piazza, strada o angolo di ogni paese che non abbia il suo karaoke fai da te e chissà perchè oltre agli immancabili  Pooh, Laura Pausini e nuove reclute dell'esercito di "AmiciDiMariaDeFilippi", il top dei top, la regina in assoluto è la musica neo-melodica napoletana.
A partire da gigi d'alessio (utilizzo il minuscolo appositamente), Nino D'Angelo, Mario Merola fino ad arrivare ai cantautori più di nicchia come Nino e Alessandro Fiorello, Gianni Vezzosi, Gianni Celeste e non vado oltre, questo genere si sposa alla perfezione con una piazzetta, uno pseudo Dj che fomenta il pubblico e spara a tutto volume musica house negli intervalli, due/tre sedie e tavolini di plastica e famiglie il cui patriarca ha spesso la camicia sbottonata più del dovuto e un crocifisso d'oro.
Tranne pochi fortunati, credo che chiunque si sia imbattuto almeno una volta nella vita in questi scenari apocalittici, ma siamo tutti sopravvissuti e questo è l'importante.
In realtà, vi confesso, che personalmente il Karaoke fatto bene e depurato da ogni traccia neomelodica, non mi dispiace e anche io una volta mi sono cimentata in quest'arte di strada con un pezzo, che so, farà rabbrividire i più, e adesso, dopo aver fatto outing, vi lascio con il brano che ha fatto di me una Dancing "Karaoke" Queen.


martedì 10 settembre 2013

DON'T LIKE: STRUCCARSI

Il genere femminile si sa, rispetto a quello maschile ha più rogne da sopportare. 
Tante sono le "croci" da portare lungo il nostro cammino da Donna e giusto per citarne qualcuna ricordiamo il nostro caro amico mestruo, noto anche come: le cose, le rosse, i parenti, il mar rosso e chi più ne ha più ne metta, poi c'è la ceretta in vari punti del corpo che fa rimpiangere di non essere più delle cavernicole e non da meno il fatto di doverci trasformare in balene per 9 mesi e al termine dover patire le pene dell'inferno (vedesi 24h in sala parto). 
In realtà qui lei finge di sorridere, lo fa solo per le telecamere
 Ciò che io reputo una delle tante piaghe femminili da non sottovalutare è STRUCCARSI.
 Sì, quel semplice gesto che fa tornare a respirare pelle occhi e labbra, che tutte e ripeto tutte dobbiamo fare ogni giorno se non vogliamo ritrovarci ad avere le sembianze di uno Sphinx ( il gatto senza pelo che fa senso al 90% della popolazione mondiale), è una tortura.  



A qualsiasi ora della notte voi possiate tornare a casa, che  siate sfatte, ubriache o lucide, affrontare lo specchio e rimuovere il make-up è "l'apostrofo rosa" tra le parole casa e letto (che vi attende a braccia aperte) e poi diciamocelo, dopo ci si sente come Cenerentola dopo la mezzanotte, forse un po' più cesse.

Dopo questa allegra premessa, mi permetto di darvi un consiglio, specialmente per quelle che come me hanno una pelle talmente delicata, che il culetto di un bambino in confronto ha la morbidezza della mano di un minatore dell' 800; ogni sera, anche se con grande riluttanza, utilizzo due prodotti che si sono rivelati fantasmagorici:

Il primo è lo STRUCCANTE PER OCCHI LENITIVO GEOMAR.
Lo adoro perchè non irrita per nulla gli occhi (e ve lo dice una che con le congiuntiviti ci convive) strucca perfettamente, e per me è risultato migliore di un bifasico ( riesce perfino a togliere completamente il mascara "They're real" della Benefit e vi ho detto tutto), inoltre ha un ottimo inci ed è facilmente reperibile in molti supermercati al prezzo di euri 2,99.

Il secondo è un'acqua micellare, per adesso ne sto utilizzando una della Venus che non è malvagia, ma in generale consiglio il prodotto di per sè per eliminare fondotinta, blush o comunque residui di trucco, è piacevole e dopo fa sentire la pelle fresca e tonica.

Quindi ragazze, forza e coraggio, ce tocca, sarebbe stato meglio nascere uomo?
E pensare che da piccola guardando mio padre farsi la barba mi dicevo " POVERINI I MASCHI, LORO DEVONO FARSI OGNI GIORNO LA BARBA!"
Stupida me.

domenica 8 settembre 2013

I LIKE: TREMATE TREMATE LE GONNELLINE SCOZZESI SON TORNATE!

Se fino ad ora le vostre icone di stile sono state le varie Chiara "Fregnagni" e company, siete completamente fuori strada, sgranate gli occhi e non sorprendetevi se vi dico che per quest'inverno il vostro guardaroba dovrà ispirarsi a Willy, il custode scozzese dei Simpsons.
Le passerelle di Moschino, Stella Mccartney etc... Lo gridano forte e chiaro: prendete i vostri plaid tartan e avvolgetevici dentro o in alternativa trovatevi un boyfriend scozzese così avrete fornitura a vita di gonnelline del suo clan.
(Insieme alla fornitura di kilt sarete costrette a prender parte ad allegre festicciole di clan) 

Personalmente adoro questo pattern, consiglio: accoppiate al tartan un paio di Dr. Martens e come se dice a Roma "avrete la morte sua", sarà come mettere il cacio sui maccheroni o la panna sul gelato, un evergreen.
Se anche voi come me di Moschino potreste permettervi solo la "M", non disperate le vie del Signore sono infinte, o meglio le vie del vintage e dell' acquisto low cost lo sono ancor di più.
Spulciate armadi di zie, nonne e anziane vicine di casa; sporcatevi le mani in pulciosi mercatini dell'usato (tranquille non c'è germe che Amuchina gel non possa combattere), oppure rivolgetevi al sito che per me è fonte di vita http://www.asos.com/ la sua sezione tartan può soddisfare portafogli e salvadanai di ogni tipo, ahimè troverete anche il famoso marchio di cui possiamo permetterci solo la "M", ci lascerete occhi e cuore ma potrete trovare dei giusti surrogati!
TARTANIZE YOURSELF!

sabato 7 settembre 2013

DON'T LIKE: SHATUSH



Ebbene sì, piace a nonne, milf e bambine, no non sto parlando di Beautiful o Centovetrine, ma dell'oramai famigerato shatush o ombrè hair o come cavolo volete chiamarlo.
E' un'invasione che ha contagiato chiunque: BASTA VI PREGO NON SE NE PUO' PIU'!!
Per carità, l'idea inizialmente non era nemmeno così malvagia: dà luce al viso, risolve i problemi di ricrescita, ce l'aveva Sarah Jessica Parker ai tempi di "Sex and the city"e bla bla bla...
Ma ora?
Quando vedi che le bambine di quinta elementare chiedono a Babbo Natale una seduta dal parrucchiere al posto delle Barbie, quando anche la tua collega universitaria più sciatta e col gusto dell'orrido nel vestire sfoggia le sue "puntine bionde", capisci che qualcosa non va e che lo shatush o come io preferisco definirlo"effetto goleador alla coca cola" è il male più assoluto.
Quindi ora, care mie, tagliate via questi obbrobri, saranno oramai anche pieni di doppie punte, oppure tingeteli di qualsiasi altro colore dell'arcobaleno, Madre natura ci ha donato mille tinte e sfumature, perchè non osare anche sui capelli?
"Tingere i capelli dei colori più assurdi" is the new shatush.
Ma questo è un altro discorso.
Ecco come ha contagiato anche gli uomini (Jared Leto)
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